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il processo infiammatorio

La meningite non è altro che un processo infiammatorio a carico di queste strutture di rivestimento del sistema nervoso centrale: già questo dovrebbe essere sufficiente a dare una idea della pericolosità e delle conseguenze che questo processo può comportare.

Il processo infiammatorio, spesso drammatico e talvolta mortale, soprattutto nei bambini, è causato il più delle volte da batteri o virus, alcuni dei quali possiedono una predilezione per le meningi e l’ambiente da esse creato; in alcuni casi le meningiti possono svilupparsi da processi chimici, tossici o anche traumatici.

I sintomi che accompagnano il processo meningitico sono spesso eterogenei e variegati, portando talvolta a disconoscere la reale causa, potendo anche essere confuse con altre forme virali od infettive, soprattutto se la meningite è in forma lieve: oltre alla febbre (talvolta assente), la maggioranza dei sintomi può manifestarsi a livello della testa, anche se talvolta la localizzazione dei disturbi può essere in ogni parte del corpo.

Mal di testa di varia entità, anche in forme estremamente dolorose, accompagnato spesso da dolore agli occhi, associato a dolore ed irrigidimento del collo (tipico e caratteristico); nausea e vomito. Dolori diffusi alla muscolatura o agli arti, senso di confusione e fastidio nei confronti della luce e dei suoni; riflessi aumentati, esagerati o alterati. Questi sono alcuni fra i sintomi più comuni fra cui l’irrigidimento retrattivo della muscolatura posteriore del collo associato al mal di testa è forse il più caratteristico: segni che possono essere imputati tutto sommato ad una qualunque influenza. Infatti, molto spesso le meningiti, soprattutto quelle subcliniche, sono spesso confuse e misconosciute: d’altra parte, fortunatamente, la maggioranza di esse non comporta esiti fatali o drammatici come le forme più gravi

Nella maggioranza dei casi, infatti, questi sintomi, e di conseguenza il processo meningitico, scompare nel giro di pochi giorni, ma in alcuni casi alcuni sintomi, anche se in forma latente e sotterranea, permangono per mesi. Può succedere che dopo un “influenza” si abbia la sensazione di non essersi ripresi completamente per lungo tempo con una facilità ad avere mal di testa od il collo rigido. Talvolta anche anni più tardi si ha la sensazione che da quell’evento non si sia più stati bene, con sensazioni di un peggioramento progressivo, anche se magari la sintomatologia è subdola, aspecifica e non grave.

Molto spesso tali sintomi vengono liquidati come un generico stress o malessere e non vengono messi in relazione con una pregressa “influenza”, un raffreddore, un problema alle orecchie, un’otite, una congiuntivite, una sinusite o addirittura un problema gastrointestinale, in quanto, anche se la maggioranza di meningiti cliniche con sintomi gravi viene riconosciuta, molto difficilmente si considera un potenziale interessamento delle meningi nei processi infiammatori o virali generici.

Sono quelle che noi definiamo meningiti subcliniche, reazioni di infiammazione delle meningi di non grave entità, o meningismi, reazioni di irrigidimento della muscolatura posteriore del corpo che interessano in particolar modo il collo.

Persino alcuni generici ed aspecifici mal di schiena o “problemi di cervicale”, con contrazione irritativa della muscolatura, possono essere ricondotte, talvolta, a forme di meningismo.

Mal di testa, dolori al collo, disturbi visivi, fotofobia, nausea, difficoltà di concentrazione, scarsa memoria ed un senso generalizzato di malessere, possono essere i sintomi ricorrenti di un processo derivante da una pregressa infezione meningea disconosciuta, sovente scambiata per un generico malessere, se non per una sindrome neurovegetativa o psicosomatica (termini spesso utilizzati per sostenere che la persona non ha niente) o per una ancor più generica sindrome da stress.

Il mancato riconoscimento dei problemi da parte dei terapisti, l’incapacità di trovare una causa organica ai malesseri, spesso, generano nella persona disturbata da questi sintomi un senso di frustrazione ed incomprensione che aumenta il disagio, in quanto questi sintomi sono spesso peggiorati dallo stress.

La difficoltà diagnostica deriva dal fatto che questi sintomi, apparentemente generici, possono apparire anche molto tempo dopo l’episodio di meningite subclinica, rendendo difficile l’identificazione del problema; solo attraverso una attenta analisi della storia del paziente ed una valutazione delle localizzazione dei disturbi associata ad una diagnosi differenziale con altre forme simili, permette di identificare il problema.

Nel processo meningitico, quale che sia la sua manifestazione, l’infiammazione genera la formazione di alterazioni del tessuto, portando alla formazione di cicatrici o degenerazioni sclerotiche. Tale processo, visto la capacità del sistema meningeo di diluire il problema su superfici più ampie, può portare in taluni casi a retroazioni o tensioni che si esercitano sulle strutture interne al sistema cranio-sacrale: la rigidità e la ridotta mobilità, accentuata dall’intima relazione con le strutture ossee, può indurre trazioni o compressioni su nervi con alterazioni della trasmissione delle informazioni; può comprimere i vasi, riducendo l’afflusso sanguigno o rallentandone il deflusso o i vasi linfatici influendo sullo stesso flusso del liquido cefalorachidiano.

La particolare caratteristica della zona sub-occipitale, dove la dura madre è attaccata saldamente alla base del cranio e a livello della seconda e terza vertebra cervicale, favorisce una situazione particolare, che facilita il manifestarsi di situazioni compressive od irritative che spiegano le manifestazioni di rigidità nucale: la trazione o le tensioni locali provocano un interessamento delle radici dei primi nervi cranici che a loro volta inducono dolore e contrazione muscolare antalgica della muscolatura sub-occipitale e limitazioni articolari a livello della giunzione atlanto-occipitale.

Lo spasmo e l’irritazione di questa zona, vista la contiguità con i fori di uscita di alcuni nervi molto importanti ed alcune strutture vascolari significative, provocherà conseguenze sistemiche importanti: l’interessamento del nervo accessorio spinale (XI paio di nervi cranici) provocherà uno spasmo del muscolo trapezio superiore e dello sternocleidomastoideo, con conseguente ulteriore contrazione del collo e compressione della sutura mastoido-occipitale.

Lo stato spastico favorirà un interessamento del nervo vago (X paio di nervi cranici), responsabile di gran parte dell’innervazione parasimpatica corporea (innervazione del cuore, polmoni, gran parte dell’apparato gastroenterico), con conseguente nausea, mal di testa, secchezza delle fauci e generici malesseri od interessamenti viscerali, compresi eventuali manifestazioni cardiache.

L’interessamento del ganglio cervicale superiore, posto in quest’area e responsabile dell’innervazione ortosimpatica del cranio, potrebbe generare disturbi alla circolazione arteriosa delle meningi o fenomeni di fotofobia o disturbi dell’accomodamento visivo. Inoltre se le radici dei primi nervi spinali sono interessate, il diaframma respiratorio può subire delle conseguenze funzionali, favorendo un senso di fame d’aria, difficoltà respiratoria e disturbi estremamente aspecifici e variegati.

Sul versante circolatorio, la compressione anche modica della vena giugulare favorirà un rallentamento del deflusso venoso dalla testa, generando un aumento della pressione endocranica, un rallentato flusso del liquor e fenomeni congestizi con mal di testa da ristagno venoso, giramenti di testa, difficoltà di concentrazione, senso di stordimento; la compressione sulla arteria vertebrale, incrementerà questi sintomi, riducendo l’afflusso arterioso del cervello.

Oltre a questi sintomi specifici della base del cranio, in realtà qualunque radice nervosa può essere interessata e, pertanto, si potranno avere sintomi localizzati in ogni parte del corpo: se la zona di infiammazione meningea interesserà, ad esempio, l’area lombare, verosimilmente si osserverà un interessamento prevalente dei nervi sciatici, con fastidi o dolori o difficoltà muscolari alle gambe.

Se viceversa l’interessamento fosse a livello dei nervi cranici che innervano l’occhio (ottico, oftalmico, trocleare, abducente) si potrebbero verificare seri problemi di visione o di movimento degli occhi.

Oltre ai sintomi locali, proprio per la capacità del sistema meningeo di ripartire su ampie superfici le tensioni, si potrebbe osservare un interessamento reciproco di aree distanti dalla sede di infiammazione con sintomi apparentemente bizzarri o non correlati. Inoltre la riduzione di mobilità dell’intero sistema membranoso può influenzare il corretto funzionamento del S.N.C., generando alterazioni sensoriali, distorsioni della percezione, senso di tensione generalizzata, iperriflessia.

Nei casi più gravi, i fenomeni sclerotici delle meningi possono gravemente interessare il flusso ematico, cioè la circolazione sanguigna, o la libera circolazione del liquor, riducendone drasticamente, sia localmente che nell’intero sistema, la capacità nutritiva e protettiva: in caso di infiammazione, inoltre, la ridotta circolazione del liquor non permetterebbe un drenaggio delle sostanze tossiche, essendo il liquor un equivalente del sistema linfatico corporeo.

La mancanza di trattamenti adeguati porta, nel tempo, ad un peggioramento della situazione sclerotica in quanto l’eventuale riduzione della circolazione liquorale, artero-venosa, o linfatica ridurrà l’adeguata nutrizione nell’area della lesione primaria, generando ulteriori fenomeni tensivi od irritativi e favorendo, quindi, l’eventuale estensione dell’area di irritazione: questo spiega anche perché non solo i sintomi possono apparire a distanza di tempo dall’eventuale fenomeno meningitico iniziale, ma anche perché tendono a non regredire, ma a peggiorare progressivamente.

L’eventuale atteggiamento difensivo che il corpo può instaurare a difesa di aree lesionate o più deboli comporta, solitamente, la formazione di contrazioni antalgiche o di spasmi muscolari che conducono spesso ad un peggioramento delle problematiche locali, riducendo la circolazione energetica (sangue, linfa, ...) e generare “cisti energetiche”, aree cioè che vengono parzialmente o totalmente escluse dall’integrità funzionale corporea, creando una spirale negativa perversa che porta usualmente ad un peggioramento della situazione locale e generale.

prefazione                                                                              pag.1

approfondimenti anatomo-funzionali (parte II)                  pag.2

considerazioni sui trattamenti                                             pag.4

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Aggiornato il: 28 marzo 2000