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Meningiti, meningismo,  meningiti subcliniche:

una possibile causa di molteplici disturbi

prefazione

Alla parola “meningite” la maggioranza delle persone reagisce con spavento e terrore ricordando qualche evento o racconto inerente a tragiche malattie: ma è così rara e pericolosa la meningite, o piuttosto, viene utilizzato questo nome, nella pratica comune, per designare solo una piccola parte delle infiammazioni meningee che realmente si verificano?

Quanti casi di malesseri, disturbi di origine ignota, situazioni che appaiono cronicamente nella vita di molte persone, possono essere in realtà ricondotti a meningiti subcliniche, meningismi o infiammazioni localizzate ad aree o distretti del tessuto meningeo?

Innanzi tutto cerchiamo di capire, anche se in modo elementare, cosa sono le meningi e quali sono le loro funzioni nel corpo.

 Il funzionamento e la capacità da parte del corpo di rispondere in maniera adeguata ed efficace alle variazioni interne ed esterne al corpo, dipende in gran parte dalla capacità da parte del Sistema Nervoso Centrale (S.N.C.) di elaborare le informazioni che riceve dai recettori (terminazioni nervose specializzate in grado di tradurre le variazioni in segnali) e inviare segnali che permettano al corpo stesso di modificare il suo stato. Perché ciò possa avvenire, il S.N.C. deve essere messo in grado di funzionare al meglio e soprattutto di essere protetto.

La natura, nel corpo umano, provvede in genere attraverso la combinazione di strutture rigide e poco deformabili, le ossa, e di tessuto connettivale o grasso ad assicurare una certa capacità di assorbimento delle tensioni e dei traumi. Più sono “preziosi” le strutture da difendere, più le strutture ossee sono estese.

approfondimenti anatomo-funzionali

Il cervello, uno dei componenti fondamentali del Sistema Nervoso Centrale assieme al midollo spinale, rappresenta la massima capacità di elaborazione che noi possediamo e possiamo affermare che senza di esso, la vita, come noi la conosciamo, risulta impossibile. Lo dimostra il fatto che, nelle migliori ipotesi, gravi lesioni al cervello producono paralisi e malattie dall’esito mortale, come per esempio nella sclerosi multipla o nei traumi e negli ictus con infarto cerebrale.

Per ovviare a ciò, la natura ha sviluppato una struttura solida e, contemporaneamente, sufficientemente elastica per garantire un elevato grado di protezione a questo centro nevralgico per la nostra vita: il neurocranio.

La teca (scatola) cranica composta di varie ossa assolve pienamente lo scopo di proteggere il cervello, ma da sola risulta insufficiente: infatti, la massa cerebrale è costituita prevalentemente da lipidi, cioè grassi, che le conferiscono una densità che ricorda vagamente dell’olio denso. Se questa massa non venisse in qualche modo sospesa all’interno della teca cranica, eventuali traumi o accelerazioni improvvise potrebbero provocare ugualmente lesioni anche gravi delle cellule cerebrali. Un esempio di ciò è riscontrabile in situazioni non fisiologiche e traumatiche quali i colpi ricevuti alla testa da un pugile: in genere il pugile viene colpito sulla parte anteriore del cranio, sul viso, subendo, nei colpi più forti, una grand’accelerazione della testa in direzione posteriore. Il movimento che può compiere la testa, però, è limitato dalla capacità di estensione del collo: quando questa raggiunge il suo massimo, la testa ferma il suo movimento in direzione posteriore repentinamente e bruscamente, creando una sorta di rimbalzo in avanti. L’energia cinetica dovuta al colpo porta il cervello a seguire il movimento della testa in direzione posteriore, ma quando il movimento si ferma bruscamente la massa cerebrale continua il suo movimento, andando a sbattere violentemente a livello occipitale (l’osso posteriore della testa): il risultato è che si verificano lesioni del cervello nelle aree occipitali, le aree deputate alla visione. I pugili, infatti, tendono ad avere problemi di vista di origine cerebrale (posteriore), nonostante la maggioranza dei colpi vengano portati sulla parte anteriore del cranio. Situazioni simili possono verificarsi negli incidenti stradali o nei traumi al cranio.

Naturalmente la natura non aveva previsto la possibilità che in condizioni fisiologiche il nostro cervello potesse subire accelerazioni così rapide e potenti. I sistemi di protezione del cervello sono in grado di neutralizzare forze di minor entità attraverso due sistemi funzionali ed economici: la sospensione della massa cerebrale attraverso una serie di “elastici”, e l’interposizione di spazi che circondano il cervello stesso contenenti liquido.

Per garantire la sospensione di un corpo, possiamo “appenderlo” attraverso una serie di strutture elastiche, ad una teca semirigida: ad ogni movimento le strutture elastiche subiranno distensioni o rilassamenti che permetteranno al corpo stesso di non subire traumi da contusione, rimbalzo o sbattimento sulle superfici circostanti. Il sistema delle meningi, in un certo senso, è assimilabile a questo meccanismo di sospensione elastica: a contatto con la teca cranica esiste una struttura connettivale densa, la dura madre, dotata di una elevata capacità di resistenza elastica e rivestita da uno stato di rivestimento, l’aracnoide, da cui si dipartono un’enorme qualità di filamenti connettivali elastici che s’inseriscono in un’altra struttura connettivale, la pia madre, che riveste la superficie del cranio.

Nell’immagine a lato è possibile vedere una sezione del cranio; è possibile notare l’osso della diploe cranica cui è adeso un doppio strato di tessuto connettivale denso (la dura madre, colorata in grigio) con la sottostante aracnoide (in rosso) coi suoi filamenti che si attaccano alla pia madre (in verde), che ricopre la superficie del cervello.

Lo spazio posto fra l’aracnoide e la pia madre, ripieno di filamenti, è lo spazio subaracnoideo che contiene un liquido che bagna, drena, nutre e protegge ogni parte del S.N.C., conferendo una ulteriore protezione all’intero sistema e garantendo l’am-biente ottimale per la crescita, lo sviluppo ed il funzionamento delle cellule nervose.

Infatti, questo liquido cefalorachidiano (liquor) garantisce che la massa cerebrale, che possiede una densità di poco superiore al liquor stesso, venga ulteriormente limitata nei suoi spostamenti, assorbendo gran parte dell’energia cinetica che il cranio e la colonna vertebrale possono subire. Questo sistema viene utilizzato dal corpo anche a livello dello speco vertebrale per proteggere il midollo spinale, come può essere notato dall’immagine a lato.

Come il cervello e le sue componenti sono rivestite da questo triplice strato connettivale, le meningi, anche il midollo spinale, a sua volta, è protetto e avvolto da una dura madre spinale, una aracnoide, coi suoi filamenti che attraversano uno spazio contenente il liquor (lo spazio subaracnoideo), e un rivestimento superficiale del midollo spinale, la pia madre.

L’aracnoide e la dura madre si trasformano, senza soluzione di continuità, nel perineurio, il rivestimento dei nervi che fuoriescono dal sistema nervoso centrale per andare a innervare organi e tessuti.

Possiamo sintetizzare i concetti esposti affermando che la pia madre forma uno strato superficiale fortemente aderente alle strutture cerebrali, al midollo spinale ed ai vasi che attraversano gli spazi subaracnoidei.

approfondimenti anatomo-funzionali (parte II)                   pag.2

il processo infiammatorio                                                     pag.3

considerazioni sui trattamenti                                              pag.4

N.B.: le immagini a colori di questo articolo sono tratte dal CD-Rom: F. Netter, M.D.   Interactive Atlas of Human Interactive Atlas of Human  Anatomy Ciba Medical Education  Casa Editrice Novartis

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Aggiornato il: 29 marzo 2000